La missione OSIRIS-REx, una sonda spaziale lanciata nel 2016 verso l’asteroide Bennu per raccogliere campioni dalla sua superficie e riportarli sulla Terra, è un esempio della collaborazione tra la NASA e Leonardo. Un’impresa che ha richiesto tecnologie sofisticate, molte delle quali sviluppate da Leonardo in Italia e nel Regno Unito e che si aggiunge ai numerosi traguardi di altre missioni spaziali che Leonardo ha raggiunto insieme all’ente spaziale statunitense.
La missione OSIRIS-REx si è conclusa con successo il 24 settembre 2023, quando una capsula contenente i campioni raccolti dalla sonda si è staccata da quest’ultima durante il suo ritorno verso la Terra ed è atterrata nel deserto dello Utah. Per la NASA si è trattato del primo storico contatto con un asteroide, avvenuto nell’ottobre 2020, quando OSIRIS-REx ha toccato la superficie di Bennu per soli cinque secondi, sufficienti per raccogliere circa 250 grammi di materiale dal suolo.
Essendo gli asteroidi un residuo del processo di formazione dei pianeti, lo studio di Bennu aiuterà gli scienziati a comprendere l’origine del Sistema Solare, a studiare le risorse della superficie di questi corpi celesti – come acqua, sostanze organiche, metalli o terre rare, fondamentali per il futuro dell'esplorazione spaziale – e raccogliere informazioni utili per determinare con maggiore accuratezza la loro probabilità di collisione con la Terra. La NASA ha inoltre dichiarato che conserverà circa il 75% dei campioni raccolti per poter essere studiati dalle future generazioni con tecnologie ancora non esistenti.
Il ruolo di Leonardo nella missione OSIRIS-REx
La tecnologia di Leonardo ha svolto un ruolo determinante in tutte le fasi cruciali della missione: la guida della sonda verso l’asteroide, il prelievo dei campioni e il rientro sulla Terra.
Segui il viaggio di OSIRIS-REx
Negli stabilimenti di Southampton, nel Regno Unito, Leonardo ha realizzato e fornito all’Arizona State University il sensore infrarosso per lo spettrometro termico OTES - Thermal Emission Spectrometer, contribuendo a individuare i minerali presenti sull’asteroide, raccogliere dati termici e fornire agli scienziati elementi utili a comprendere meglio la composizione di Bennu. A Campi Bisenzio (Firenze) è stato invece realizzato il sensore d’assetto A-STR - Autonomous Star Tracker, la “bussola” che ha guidato OSIRIS-REx in tutte le fasi del viaggio.
Nel percorso di avvicinamento, il sensore ha gestito le manovre di precisione necessarie al posizionamento accurato rispetto all’asteroide, durante la raccolta dei campioni di suolo ha garantito una posizione stabile e sicura e, infine, nella rotta verso casa, ha aiutato la sonda a modificare più volte la propria traiettoria, nel corso dei circa 2,3 miliardi di chilometri percorsi.
Dopo OSIRIS-REx, Leonardo si prepara alla prossima sfida per lo studio degli asteroidi con la missione HERA dell’ESA. Sono infatti di Leonardo i pannelli fotovoltaici che, nel 2024, accompagneranno la sonda verso l’asteroide binario Didymos e la sua luna Dimorphos, per studiare più da vicino gli effetti dell’impatto della missione DART della NASA che, nel 2022, ha compiuto con successo il primo test di deflessione di un asteroide modificandone l’orbita (anche DART è stata guidata da una bussola Leonardo).
Leonardo e la NASA, una collaborazione di lunga data
OSIRIS-REx è appena atterrata, ma molte altre missioni della NASA sono ancora in orbita o in rampa di lancio, mentre altre hanno già portato a termine il proprio lavoro. La gran parte con strumentazioni e tecnologie made in Leonardo. Alcune nascono direttamente nei laboratori di Leonardo, altre sono frutto della partnership con Thales, rispettivamente con le joint venture Telespazio (Leonardo 67% e Thales 33%) e Thales Alenia Space (Thales 67% e Leonardo 33%).
Leonardo ha realizzato i sensori d’assetto della missione JUNO della NASA che, dal 2016, studia il pianeta Giove. In questo caso, si tratta di un sensore SRU - Stellar Reference Unit la cui ottica è stata progettata ad hoc per rilevare stelle estremamente deboli durante la navigazione. Per queste sue eccezionali caratteristiche, l’SRU, oltre ad aver guidato la sonda per 2,8 miliardi di chilometri, è stato usato per la prima volta in assoluto anche come uno strumento scientifico ad alta risoluzione, per esplorare molteplici fenomeni e caratteristiche del sistema gioviano. Ad esempio, nell’autunno del 2022, JUNO ha eseguito un sorvolo ravvicinato di Europa, uno dei satelliti di Giove, e l’SRU ha catturato l’immagine a più alta risoluzione mai ottenuta del lato oscuro della luna mentre era illuminato dal bagliore di Giove.
JUNO porta a bordo anche lo spettrometro JIRAM, anch’esso realizzato nello stabilimento di Campi Bisenzio con il finanziamento dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e operato sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). JIRAM è uno degli occhi della missione e permette di acquisire simultaneamente immagini e informazioni spettrali nell'infrarosso attraverso l'uso di un doppio piano focale, consentendo di osservare a distanza ravvicinata Giove per capirne formazione, evoluzione e struttura.
Leonardo, attraverso Thales Alenia Space - con il supporto del gruppo scientifico dell’Università di Roma La Sapienza e attraverso il finanziamento dell’ASI - ha realizzato lo strumento KaT - Ka-Band Translator per effettuare esperimenti di radio-scienza da cui trarre informazioni sulla composizione interna del pianeta e sul campo gravitazionale di Giove.